domenica 7 agosto 2011

Voce del verbo Familiare

Qualche giorno fa è venuto a trovarmi il Pater, portando con se una grande busta.
Dentro c'erano i ricordi degli ultimi giorni di vita di mia nonna, sua madre.
Benchè sia morta da parecchi anni, non aveva ancora trovato il coraggio di prenderla, controllare il suo interno e consegnarmi il suo contenuto.

Dentro ci sono un mucchietto di vecchie fotografie scolorite.
Dietro ad ogni fotografia, con la sua dolce calligrafia un pò infantile, vi ha riportato date, luoghi e persone.
Per non dimenticare i suoi giorni migliori.

Quando i miei nonni son morti avevo più o meno ventanni. Ed ero quel che si può dire "un par di braccia strappate all'agricoltura".
Superficiale ed egoista, e come se tutto questo non fosse abbastanza... una lagna ai massimi livelli.

Non ho saputo godermi i miei nonni, non ho saputo apprezzarli, non ho saputo amarli.
Non ho saputo combinare un granchè nei miei 20 anni.
Per tanto, ho perso il diritto di lamentarmi se son finita a fare un lavoro terribbole, che odio profondamente e che spero muoiano tutti per dissenteria cronica. Muhahahhahahaha (malefica ovviamente)

Grazie Ar Cielo negli anni seguenti qualche consapevolezza l'ho appresa.
Ed è stata una benedizione tragica, ma pur sempre una benedizione!

Sto dilagando.

Ho visto queste foto e dopo averci pianto sopra ho deciso di stravolgere lo spazio e le logiche del tempo, ho deciso di partecipare a questi ricordi, ho deciso di infilarmici dentro.
Ho deciso e l'ho fatto.

Questo è parte del lavoro.






I


mercoledì 3 agosto 2011

Chi si ferma è "iaruto"

Questo è stato un periodo di grandi difficoltà pratiche per la sottoscritta, causa una scianghetta improvvisa da parte della cosa più importante del mondo.
Più importante degli affetti, del lavoro, delle passioni... che roba è?
Uh... è una roba che quando si è giovini e scattanti non ci si pensa troppo.
Sto parlando della salute.
Taaa taaaaan!

Una volta il mio saggio Pater mi parlò di un proverbio (arabo? Forse cinese... non ricordo i dettagli) che diceva qualcosa del genere: la salute è da considerarsi come un 1 e tutti il resto, la famiglia, gli affetti, i desideri, le aspirazioni, le cose che ci rendono attivi e vivi, tanti zeri.
Più "zeri" abbiamo da aggiungere, più la nostra vita acquista di valore.
1000000000000000...
Ma se togliamo quell'uno cosa resta? Soltanto una caterba di zeri...

Si, ne prendo atto...
E vi assicuro che il Pater la raccontò molto meglio...
Ma spero sia chiaro il senso generale della storiella.

Grattateve prima... toccate zampe di conigli, ferro e fate pure le corna.
Lo avete fatto? Ok.
Non trascurate mai la vostra salute, soprattutto se volete fare un lavoro da liberi professionisti.
Se finite all'ospedale, non magnate.

Io per fortuna (?) faccio tutt'altro nella vita e pertanto, malgrado sia stata fuori uso per diverso tempo, ho potuto continuare a magnà.
Abbiate cura sempre di voi stessi, sempre. E soprattutto, se volete a tutti i costi fare delle vostre passioni il vostro mestiere.


Finita la predica e la grattata, zampe di coniglio, ferri e corna collettiva.

La mia convalescenza si è presentata lunga e potenzialmente noiosa.
Ho fatto del mio meglio e del mio peggio per non farmi schiacciare da una situazione di cui io non avevo il benchè minimo controllo.
Per quanto sia profondamente pigra, la pigrizia per me deve essere uno stile di vita, una scelta consapevole (ah ah ah), se diventa una costrizione... beh, chi si ferma è perduto.

Così il gioco di questa fantasmagorica estate è diventato: inventati qualcosa. Qualsiasi cosa.

Ho scattato. Tanto.
Ne son venuti fuori diversi "cosi" (chè chiamarli lavori sarebbe esagerato) a cui però riconosco la salvezza della mia salute mentale.


L'ultimo coso che mi sono inventata di recente consiste nello iarizzare il mondo...
Ok, forse la salute mentale è stata seriamente compromessa, ma almeno l'umore l'ho salvato.

Queste sono alcune immagini del progetto.