venerdì 25 febbraio 2011

Making of: "violation"



Vi chiedo anticipatamente scusa ma oggi non riesco a buttare due righe senza compiere errori grammaticali o a scrivere semplici frasi di senso compiuto.
Non oso immaginare cosa verrà fuori di questo post o_O


Queste sono le foto iniziali su cui ho deciso di lavorare. Si tratta di due inquadrature del tetto della mia casa di bambole... Non so se qualcuno di voi ne serba il ricordo, ma anni fa la DeAgostini, prima di decidere che il mestiere del grafico si può imparare comprando fascicoli in edicola, aveva realizzato questa infinita serie di uscite per realizzare una veracasadibambole dell'Epoca Vittoriana. Io ne andavo pazza, amavo tagliare/cucire/incollare/dipingere e tutte queste cose qui. Così mio padre mi prese tutti i numeri, e quando si rese conto che avrebbe speso meno soldi comprandomi un appartamento in centro a padova era ormai un po' troppo tardi...

Primo consiglio essenziale che mi sento di dare quando si deve fare una photomanipulation è pensare in precedenza a quello che si vuole realizzare. Che potrebbe sembrare una cagata, ma non lo è. Bisogna davvero conoscere e studiare tutti i minimi dettagli dell'immagine altrimenti ci si ritroverà in fase di editing a dover smadonnare con photoshop per supplire a ciò che non abbiamo fatto in fase di scatto. In questo caso ho realizzato due foto distinte della camera con e senza finestra perché sapevo che avrei lavorato su due livelli,  e anche perché i riquadri vuoti erano troppo piccoli per permettere una decente visualizzazione di quello che c'era al di là dei vetri.  


Qui ho semplicemente regolato il bilanciamento del bianco anche nella foto della camera in modo che la luce che riflette sulle pareti rosa apparisse appunto più rosata... ho sistemato anche il triangolo di parete che si intravede nella parte sinistra della finestra.


Purtroppo non ho a disposizione gli scatti originali fatti a me e Marco perché il giorno successivo alle foto, dovendo fare altre foto di backstage durante uno shooting a scuola e convinta di aver salvato quelle per "violation" sul pc, ho formattato la memory card dalla macchinetta ._. Ad ogni modo, niente di così complicato da capire... ho posizionato il faretto tra la parete rosa della mia stanza ed un grande vetro su cui si è poi appoggiato mio fratello. In seguito ho scontornato alla buona il soggetto e sfocato il tutto, regolando naturalmente, anche in questo caso, il bilanciamento del bianco.  


Qui entro in gioco io ed è stata probabilmente la parte che inizialmente mi ha creato più problemi, soprattutto perché ho cercato disperatamente di far sembrare avessi circa dodici anni (giù di fluidifica...). Per quanto riguarda il fotomontaggio, invece, ho semplicemente fatto una foto in cui ero a letto, usando lo stesso punto di vista e posizionando il faretto in modo che la direzione della luce fosse la stessa usata per illuminare la cameretta della casa. In seguito ho scontornato la foto con le maschere di livello, variando l'opacità del pennello in modo da mantenere parte dell'ombra che il mio corpo proiettava sul letto.


Quasi finito! Ho aggiunto la nebbia, raddrizzato la foto, sistemato la colorazione e fine.
Non è difficile, si tratta solo di focalizzare la foto che naviga per la testa e trasformarla in immagini :)


ah! come ottenere la pseudonebbia con photoshop in quattro facili mosse...

Pennello tondo, durezza 100%, dimensioni varie, opacità bassa. Picchiettare a caso.


Sfocare.



Giocare con lo sfumino.


Aggiungere un livello bianco e abbassarne l'opacità.

Ok, ahm, è tutto. 
Più o meno.
Per qualsiasi domanda-chiarimento ci vediamo nei commenti :)

sabato 19 febbraio 2011

se mi dai 5 minuti non credo che ti conquisterò (cit.)

Dopo una crisi esistenziale post 5 righe, ecco l'esilerante racconto del mio pre 5 righe.

L'associazione fotografica che frequento ha messo a disposizione una location per un workshop di tre giorni che trovo estremamente, follemente e tutti gli altri ente che vi vengono in mente (tranne demente) interessante.

Questo

Tenuto da Anouk Kruithof.


L'unica Anouk della mia vita non era altri che la cantante, (ricordata dai più, solo per Nobody's Wife).

Adesso ci sono ben due Anouk nella mia vita, e per non fare confusione, parlerò nello specifico della prima Anouk, e cioè, la seconda Anouk della mia vita.

Vi ho Anouktizzato i neuroni?
No problem!

In un riassunto del link precedente, eccola qui:




















Anouk Kruithof raccoglie in un piccolo newspaper 23 autoritratti di un’artista ossessionata dal lavoro, al punto di raggiungere lo spossante stato d’animo dell’esaurimento. Sfogliando questa piccola pubblicazione si passa attraverso una gradualità cromatica che intende rappresentare la stratificazione dell’energia umana nei suoi diversi stati emotivi.

A ognuna delle partecipanti verrà chiesto di indossare indumenti del colore che più sentono rappresenti il loro stato d’animo.

Durante il workshop, Anouk Kruithof lavorerà insieme alle partecipanti discutendo del loro stato d’animo, dei motivi che le portano ad associarlo a un determinato colore e di come questo stato d’animo può essere rappresentato attraverso immagini. Al colore iniziale, ne verranno poi associati altri, utilizzando carte colorate o lavorando su sfondi dipinti ad hoc.


Per ovvie ragioni, le partecipanti saranno solo 15 e per iscriversi bisogna fare una sorta di selezione, inviando una mail di 5 righe in cui si indica il proprio colore emotivo e il mezzo di lavoro fotografico che si preferisce.

Dovendo subire un'altra stretta convivenza con l'influenza, mi sono messa di punta per scrivere le mie fantomatiche 5 righe.

Dopo un'attenta analisi delle migliaia 5 righe scritte e riscritte - fatevi i conti - sono giunta ad una fondamentale conclusione: ho scoperto con mia somma disperazione (ah ah ah) che sono una persona incapace di riuscire a mettere insieme 5 righe che abbiano senso, sia per questo workshop, sia per qualsiasi altra cosa.

Dopo un lasso di tempo indefinito per cui me ne sono antata in giro per casa aprendo e chiudendo le cinque dita della mano e trascindandomi con l'altra l'aerosol, ho tirato fuori 'ste 5 righe.

Questo è quanto:

Salve,
mi chiamo iara e vorrei iscrivermi.

Il mio colore è il blu, il blu scuro. In verità direi: sono il colore della mia città, Roma, notturna. Blu scura, con sprazzi di luce color arancio. Sembra una visione triste detta a parole, ma non è assolutamente così. La notte è piena di vita non parlo di quella mondana, ma delle piccole storie. Che passano inosservate il più delle volte.
Il mezzo che preferisco è la macchina fotografica, la mia reflex digitale. E' un mezzo, ma come lo sono gli occhi, le mani, le ginocchia.

Immagino si parli in inglese, il mio è molto scadente, in ogni caso vorrei parteciparvi lo stesso.
In attesa di una vostra risposta vi mando i miei più cordiali saluti.

Ommioddio!, e perchè no... ridiamo tutti in coro, oppure andiamo tutti insieme a riprendere la parola scartata prima, demente.

Niente di tutto questo è paragonabile al mio sentirmi tanto imbecille per queste patetiche, inappropriate 5 fottutissime righe.

Che hanno avuto pure risposta...

Naa, non una conferma.

E' stata una graziosissima e gentilissima risposta.

In breve, non dovrebbero esserci problemi. In ogni caso avrò una conferma dopo il 25 di questo mese.

Sia chiaro, Dio solo sa quanto sia spropositato il mio amore verso le persone gentili. Le persone, che con le persone, si comportanto da persone.

Malgrado ciò, son consapevole del fatto sarò dentro solamente nel caso che siano quattordici le ragazze ad aver scritto 5 magnifiche righe.

Vi saluto con un meraviglioso intervento, in merito alla lagna delle 5 righe, inviatomi dal mio amico Triplo:

Sò ... tra le varie mail di presentazione ti faccio notare questa (pare non abbia resistito alla presenza delle donne ...):

Salve, mi chiamo Silvio e sarò iscritto di diritto.
Il mio colore è l'azzurro, azzurro cialis. In verità direi (In verità vi dico (cit.)): il colore del cielo, il piano terra di casa di mio papà, il Padreterno. Sembro una visione triste detta a parole, ma non è assolutamente così. La mia notte è piena di vita non parlo di quella lavorativa, ma di tante storie. Che passano inosservate il più delle volte (si spera). Il mezzo che preferisco è la macchina con l'autista. Uso spesso anche gli occhi, le mani, le ginocchia. Immagino si parli in inglese, il mio è come quello di Obama, ma un po' più azzurro e un po' meno abbronzato, in ogni caso partecipo lo stesso. In attesa di una vostra modella vi mando i miei più cordiali saluti.
Buon lavoro.


venerdì 18 febbraio 2011

Prepararsi a saltare



Sono solita paragonare i miei anni da liceale a quei giorni afosi in cui l'unica cosa che si è in grado di fare è aspettare con desolazione ed apatia che il fresco ritorni. Si tratta di quel caldo asfissiante che ti penetra nella pelle, nella gola, nei polmoni, e ti impedisce di respirare. Ogni passo è come un salto nelle sabbie mobili, ogni movimento è come una nuotata nel fango. Persino la luce del sole è sfiancante... è quella brutta luce grigiastra che toglie vivezza anche al colore più saturo.
Ma questa sensazione di impotenza, di disagio, di inerzia, l'ho messa a fuoco solo in periodi successivi, quando il liceo era ormai diventato un ricordo lontano.
Definirmi una persona poco empatica è un eufemismo, riesco a malapena a capire me stessa, figuriamoci gli altri. Così, in quei giorni, mi ritrovavo a guardare ad occhi socchiusi la mia vita, e mi scorreva addosso come lente gocce di sudore, senza rendermi conto di quanto tempo stessi buttando via.
Poi però qualcosa era cambiato, era sopraggiunta una piccola ed apparentemente inutile cosa che mi aveva aperto gli occhi.
La grafica.
La grafica è stata come un fresco vento autunnale... aveva squarciato lo sporco e l'afa e mi era entrata di prepotenza nei polmoni, facendomi scoprire una felicità che non avevo avuto modo di immaginare, perché semplicemente non la conoscevo. Con questo non voglio dire ch'io fossi sola o infelice, avevo ed ho tuttora i miei amici e una famiglia meravigliosa... ma non avevo alcuna passione, alcun interesse, nulla. L'annichilimento più totale, possedevo solo i libri che mi avevano tenuta in vita fino agli anni delle medie ma per i quali avevo perso interesse dovendo passare le giornate a cercare di studiare materie per me insopportabili.
Scoprire la grafica mi ha permesso di cambiare vita, e mio dio, so che suona estremamente altisonante ed anche un po' patetico, ma non so cosa sarei ora senza di lei.
Quando decisi di abbandonare definitivamente il liceo (dopo averlo cambiato già ben due volte) mi sentii un po' morire e un po' tornare a vivere. Questa volta si trattava di fare un salto spaventoso, significava cambiare paese ed iscriversi in un istituto professionale in una classe di un anno più giovane di me. Sino a qualche mese prima avrei preferito suicidarmi piuttosto che farmi bocciare, ed ora io stessa stavo decidendo di ricominciare gli studi dalla terza e ripetere così un anno. E se solo potessi tornare indietro... farei esattamente, di nuovo, tutto quello che ho fatto finora. Perché tutto questo percorso a tratti arido e privo di punti di riferimento, mi ha permesso di raggiungere la MIA scuola, e di vivere esperienze meravigliose. Le migliori persone le ho conosciute qui, e le attività a cui ho partecipato, gli insegnamenti che ho ricevuto, le amicizie che si sono create, le parole che mi sono state donate, quelle le porterò con me per sempre.
Ma qualcosa sta per cambiare di nuovo; penso sia giunto l'inverno. Il freddo sta cominciando a diventare eccessivo e la nebbia si fa più fitta; intravedo solo un cancello ma al di là c'è una coltre impenetrabile che ostacola la vista.
In un libro di Ende ("Lo specchio nello specchio") uno dei protagonisti delle storie in esso raccolte, è chiamato a "saltare". Deve saltare, deve imparare a farlo, o cadrà. Ed io non voglio cadere, non voglio oltrepassare quel cancello, e scoprire che oltre la nebbia ci sarà ancora afa e grigiore e sporco.
Recentemente qualcuno mi ha detto che non mi devo preoccupare, perché comunque vada cadrò in piedi.
Nutro molta stima per questa persona, speriamo non si sbagli.

giovedì 17 febbraio 2011

cose che mi hanno fatto battere il cuore oggi

Ultimamente passo troppo tempo a dormire, soprattutto nei giorni in cui la mattinata a scuola è stata particolarmente pesante (e tutto ciò è ridicolo, perché la mia scuola NON è pesante, cristosanto), con il risultato che mi sveglio in una fascia oraria che va dalle sei alle otto del pomeriggio, ritrovandomi assolutamente attiva ed energica nelle successive cinque ore di veglia.
Così eccomi qui, alle due del mattino, fresca come una rosa.
Domani sarà una giornata ancora più leggera del solito, visto che durante le prime tre ore si svolgeranno le  lezioni di letteratura, fotografia e storia dell'arte. E poi via due belle ore di educazione fisica, che tanto io non faccio perché sono una facciadimerda e c'ho l'esonero (amoamoamo la mia schiena, in queste situazioni).
Nel pomeriggio ci saranno altre tre ore di questa materia che noi chiamiamo "sicurezza", e ci spiegano come ci si comporta nel luogo di lavoro, e poi studiamo tutti questi decreti legislativi e giusto quando li abbiamo capiti dobbiamo rimuoverli, perché tanto la legge italiana è nammerda e quindi non sono stati approvati. Venerdì scorso, io e altri due miei amici, giusto per dimostrare quanto avevamo capito il concetto di "sicurezza" abbiamo passato l'ultima ora di lezione in giro per l'istituto e a far fotocopie delle nostre facce. Che noi siam bravi ragazzi e ci impegniamo anche in questi progetti extracurricorali che un giorno ci renderanno famosi, il prossimo passo sarà fotocopiarci le chiappe.

E dopo questa breve introduzione che devo ancora capire dove dovrebbe portarmi, passiamo alle cose serie. Oggi, proprio perché per domani non ho niente da fare, ho visto un sacco di cose interessanti che posto qui sotto a random.
Non tutto ha a che fare con la fotografia, ma io non sono affatto una fotografa, quindi un minimo di coerenza dovrebbe esserci, da qualche parte. Forse.



ps. in anteprima, solo per voi...

mercoledì 2 febbraio 2011

La descrizione di un attimo (cit.)

E' dal 24 di Dicembre dell'anno passato che non mi separo dalla macchina fotografica.
Non separarsi, significa che se dovessi metter piede sulla bilancia dovrei averla addosso, per essere davvero onesta col mio corpo.

Oh, ma tranquilli! Non sto per partire con "menamismi" sul mio intenso rapporto con la fotografia.

Devo ammettere però, che la mia visione delle cose è cambiata in modo radicale e soprattutto, che mi sono rincoglionita più di quanto non lo fossi già.
Pre 24 dicembre giravo per la mia città a testa bassa, il più delle volte.
Post 24 dicembre ad oggi, sono diventata mentalmente iper reattiva

E la sera torno a casa completamente ubriaca di immagini.

Ci sono situazioni talmente belle per cui un'immagine pulita e definita e d'obbligo... ma la maggior parte delle volte tento di cogliere la descrizione di un attimo, mai casuale.
Scelgo di proposito di fondere la città e le persone in un unico "corpo" e lo faccio mettendo a fuoco in manuale.
E' così che amo raccontare Roma e le persone che ci respirano dentro.

Non l'ho mai specificato: la maggior parte delle foto fusione o marasma che dir si voglia, io le scatto da un'automobile in movimento.
Ah ah ah... non guido io.

Ho perennemente la faccia appiccicata al finestrino e quando noto qualcosa o qualcuno che, scatto.
Non sempre riesco ad acchiappare il momento, sono più le volte che: ecco, scatta il rosso. Scatta il verde... Chi guida, prende una buca. Una macchina si accosta accanto alla nostra... Chi guida, frena bruscamente. E i sanpietrini? Parliamone dei sanpietrini... Toh, una curva!
Ma la parte più dirvertente sono le - involontarie - capocciate al vetro...

Non sempre scatto.
Non sempre pubblico tutto quello che scatto.
E in merito bisogno di rassicurarvi, quando trapasserò non ci sarà qualcuno che troverà scatti superfantastici nascosti chissà dove.
Lo giuro.


Il punto è.
Fossi in voi ci penserei due volte prima di fondervi con la vostra macchina fotografica.