giovedì 30 dicembre 2010

Sul tempo

Per scuola devo realizzare un progetto fotografico sul reportage.
Non ho mai fatto alcun tipo di lavoro che si avvicini a questo genere, se non prendiamo in considerazione il primo periodo in cui facevo foto a cazzo per strada solo perché "la composizione, i colori, ho una reflex!".
Credo di essere in grado di fare buoni lavori, so che se non metto del mio in quello che faccio, molto probabilmente il risultato farà schifo.
Mi è semplice capire se sono sinceramente interessata a ciò che sto facendo: quando succede, mi sento viva. Il cuore batte ed è come se una piccola parte di me si fosse reincarnata in un piccolo seme che devo far diventare una pianta.
Altrimenti resterà da qualche parte qui dentro e morirà, e non è difficile capire che non è propriamente auspicabile aver cose morte in giro.
Stasera ero a cena con una mia carissima amica, e stavo appunto parlando di come non avessi la più pallida idea di come affrontare questo lavoro. Ci sono davvero un sacco di motivi per cui potrei fregarmene. Perché tanto il lavoro verrà valutato per il primo trimestre e, anche se il progetto fosse da sei, mi abbasserebbe la media ma non ne farei un dramma (anzi). Perché mi basterebbe andare a Padova, scattare una serie di foto ai barboni, che fan molto reportage, e il progetto, anche solo per questo, varrebbe un sette. Ma parliamo di fotografia, e non posso essere disonesta con me stessa, non su questo.
Così stasera, parlandone per la prima a voce alta con Chiara (ovvero colei a cui posso parlare di me stessa come se dall'altra parte ci fossi io) mi sono chiesta cosa mi interessasse davvero. Cosa vorrei raccontare? La risposta è uscita subito dopo: vorrei raccontare la giornata tipo di un magistrato di Palermo. Ed è stato meraviglioso, perché ci ho creduto davvero, perché ho pensato a quanto avrei potuto spendere tra viaggio ed ostello, e a chi avrei dovuto contattare per poter rendere fattibile un progetto del genere. Ho visto le mani tra i documenti, la fede nuziale, il bacio alla propria moglie come fosse l'ultimo, il potersi guardare allo specchio la mattina, le aule del tribunale, la polvere, le sigarette, le panche, la cravatta, le toghe, le pacche sulla spalla, il pranzo al bar, la costituzione in valigia, le foto di Borsellino e Falcone alle pareti. Ci ho creduto sinceramente, e ci credo ancora. Ma le foto vanno stampate, impaginate e quindi consegnate il dieci di gennaio, siamo in periodo festivo, non posso pensare di presentarmi ad una qualsiasi persona e chiedergli di farmi entrare nella sua vita anche solo per cinque minuti per fargli foto a raffica. Ma, cosa molto più importante: si tratta di un argomento che ho troppo a cuore per pensare di fare tutto velocemente e male. Valuterò con lucidità se si tratta di un'idea fattibile e che possa contribuire in qualche modo a dire qualcosa.
Una delle poche lezioni che ho imparato in questo duemiladieci è che ogni cosa ha il suo tempo. Un seme può restare tale per un po', non deve per forza essere piantato nel momento esatto in cui viene creato.
L'importante è non lasciarlo marcire ma, trattandosi di fotografia, troverò sempre il modo di farlo germogliare.

3 commenti:

  1. La tua idea è meravigliosa ma effettivamente poco fattibile in tempi brevi, spero tu possa riuscire a farla comunque *_*

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  2. semplicemente idea meravigliosa... hmhm...mi stai facendo venire voglia di riaprire il mio blog! gu!

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  3. @jox
    Grazie fanciulla *-*

    @luix
    RIAPRILO!!! Una lettrice l'avresti sicuramente c:

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