lunedì 3 gennaio 2011

La limite



Ecco ciò di cui avevo bisogno,
lo stavo cercando e non l'ho capito finché non mi ha trovato.
È ciò che sento in questo momento, ed è ciò di cui devo parlare.
È quell'istante eterno di cedevolezza, quell'attimo infinito in cui si esce da una stanza per entrare in un'altra ed hai paura che se non aprirai quella porta abbastanza in fretta, il terreno crollerà sotto ai tuoi piedi. Puoi quasi sentire il vuoto risucchiarti, e lo percepisci all'altezza dello stomaco, della pancia, del cuore. Senti l'aria sulla pelle, tra i capelli, e ti blocca il respiro.

In questo periodo sto fotografando molto meno, e non sto pubblicando nulla.
Forse il motivo per cui non riesco più a realizzare singoli scatti trova spiegazione dietro al bisogno di progetti più grandi e completi, forse una foto non basta, forse me ne servono tante.
Dovrò far crescere questo nuovo seme molto in fretta.

3 commenti:

  1. Sai che è vero? Leggerti fa davvero venir voglia di scrivere, probabilmente per l'onestà che ci metti nelle tue parole =)
    Mi piace tantissimo leggerti Giorgia, spero davvero che tu non smetta =P

    Nei recenti lavori che hai pubblicato ho intravisto il tuo "bisogno di progetti più grandi e completi" e in un certo senso ti capisco poichè di recente ho maturato la stessa esigenza, facendo delle scelte decisive su quale strada fotografica voglio percorrere (fa molto figo hahahahaha ma è ovviamente in senso personale, non professionale ahahhaha)se pur in modo catastrofico sto lavorando proprio su progetti che vanno oltre ad un singolo scatto.
    I semi però - assolutamente secondo me eh - non vanno fatti crescere in fretta, hanno bisogno dei loro tempi e delle cure necessarie, di piccole cose per arrivare poi a quelle grandi.
    Nel senso che non ho mai visto crescere un albero da un giorno all'altro =)

    Leggendo il tuo precedente post, trovo che la tua idea del reportage sia magnifica e trovo che tu non debba mollarla, al di là del compito scoltastico. Non mollarla per nessuna ragione!!!

    Ma c'è un'altra cosa che volevo condividere con te,
    io non so come sia questo prof a cui basta fotografare dei barboni alla stazione per avere un voto discreto.
    Fotografare i barboni non fa reportage, raccontare le storie di quelle persone invece diventa un lavoro molto molto più forte e difficile, ti passo dei link di una delle mie più care amiche, nonchè mia guro fotografica =)


    http://www.flickr.com/photos/_manuela_/sets/72157623086356497/with/5201152580/

    Vorrei parlarti di lei, di tutti i racconti bellissimi che ci sono dietro le sue fotografie, della passione, della tristezza, della vita e della morte, ma sono di parte =)
    Condifido nel fatto che non ha davvero bisogno delle mie parole...
    Ti chiedo solo di aprire ogni singola foto e di leggere ogni singola storia =)


    Ti mando un abbraccio grande grande!!!

    iara =))

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  2. >I semi però - assolutamente secondo me eh - non vanno fatti crescere in fretta

    Oddio, sì! Sono assolutamente d'accordo con te =) Anche perché il tipo di foto che ho intenzione di sviluppare per questo progetto richiede, almeno secondo ciò che ho in mente attualmente, un impegno non da poco. Quindi ci metterò mooolto tempo prima di finire e pubblicare il tutto. Con la mia frase finale volevo in realtà indicare il bisogno che ho di... ahm, può sembrare brutto, ma sento quasi la necessità di dovermi liberare di queste foto. E non è delle foto in sé che devo liberarmi ma della sensazione insita in loro, quasi come se trasformando in immagini le mie paure io poi potessi effettivamente diventare più forte xD

    Per quanto riguarda il lavoro sul reportage, hai tutte le ragioni. Infatti l'idea di fotografare i barboni non mi ha sfiorata minimamente perché... sì, per me la fotografia è di vitale importanza ma lo è di più il rispetto per la persona. Andare a fare foto in un ospizio, o in un centro di accoglienza, o ai lati di una stazione solo perché devo fare "i compiti per casa" mi sarebbe sembrato disumano. Forse esagero, però per me non ha senso fare fotografia di reportage senza provare interesse in quello che si sta raccontando.
    E in realtà... non è proprio vero quello che sto dicendo. Quest'estate mi hanno commissionato un lavoro, dovevo fare delle foto in campagna, durante la trebbiatura (sì, vivo abbastanza in mezzo ai campi ahahahah) e per quanto io non sapessi nemmeno cosa diavolo fosse la trebbiatura prima di quel giorno, mi sono informata e il giorno delle foto ho fatto il possibile per ottenere delle foto decenti e devo dire che per quanto non mi sia mai interessata di trattori e frumento, quelle foto son pure venute benino :) Ecco, probabilmente si riconduce tutto ad essere onesti con se stessi. In quel momento stavo facendo un lavoro ed ero felice di farlo e ho messo del mio nelle foto che facevo.
    Una buona dose di umanità, inoltre, non guasta mai. Qui però si aprirebbe tutta una discussione sulla fotografia di guerra, perché non so quanta umanità ci sia nel pubblicare foto in cui ci sono bambini con buchi in testa... No, è un tema troppo complicato e a me sconosciuto.
    Quindi, in realtà, alla fine di questa divagazione non so bene dove sono finita e mi sa che mi son confusa più di prima hahaha

    Ah! Ho visto le foto di Manuela, penso di aver avuto la "sfortuna" di capitare subito su "Io sono morto", ed è stato ... mio dio, non so bene nemmeno come definirlo. Continuo a pensare ad ogni singola frase, le parole di quell'uomo sono come fucilate. Poi mi son pure sentita una stupida... io sono qui al caldo davanti ad un computer che mi faccio paranoie per il mio futuro e ancora non ho capito quanto può essere infinitamente drammatica una vita umana. Dio, non vede suo figlio da due anni.
    Ok, sto divagando di nuovo. Comunque davvero grazie per aver condiviso con me le foto di Manuela, me le guarderò una ad una non appena mi sarò ripresa dalla prima :)

    Come sempre, grazie di tutto <3
    giò

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  3. Sono daccordo con la tua visione, spesso si abusa del significato di fotografia di reportage, almeno mi è capitato di vedere persone che ne abusano.
    Il raccontare una storia, secondo me parte da l'intenzione, il rispetto, il sapersi avvicinare e soprattutto ascoltare.
    Di recente mi è capitato di conoscere una donna, una senza tetto. Lei parlava solo il tedesco e l'inglese ed io a malapena l'italiano =)
    Non c'è stata nessuna foto di quell'incontro casuale che però è durato un paio d'ore.
    Purtroppo la mia ignoranza non mi ha permesso di capire tutta la sua storia, ma posso dirti che viene dalla Germania, che ama la fotografia e la pittura, che i piccoli paesi dell'italia non le sono piaciuti perchè vi ha trovato moltà ostilità. Che Roma è bellissima ma d'inverno quando piove è una città molto difficile.
    Ci siamo raccontate in qualche modo tante cose, malgrado le difficoltà nel comunicare.
    C'era interesse l'una per l'altra e voglia di raccontarsi.

    Non mi ha chiesto soldi, non mi ha chiesto nulla se non il desiderio di uno scambio umano reciproco.

    "si riconduce tutto ad essere onesti con se stessi" =)

    Sono assolutamente daccordo con te e credo che questo sia il punto di partenza necessario per avvicinarsi a qualcuno e raccontare la sua storia =))
    Se qualcosa di tanto delicato lo si fa più per farlo che per interesse, si perde il senso di ciò che si sta facendo.

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